L’OLIO
DI COCCO E LA CANDIDOSI
La
Cocos
nucifera,
comunemente conosciuta come palma da cocco, è una pianta
appartenente alla famiglia delle Arecaceae ed è l’unica specie
riconosciuta appartenente al genere Cocos. La pianta produce dei
frutti voluminosi, le drupe, dall’aspetto esterno fibroso, che
presentano una grande cavità al loro interno dove è presente un
liquido lattiginoso definito “acqua di cocco”. L’olio estratto
dalla polpa di cocco fresco, olio vergine di cocco (VCO), contiene
circa il 70-85% di acidi grassi saturi a catena media (MCFA).
In termini percentuali, il principale componente dell’olio di cocco è l’acido laurico, che presenta una catena a dodici atomi di carbonio, seguito dall’acido miristico, a quattordici atomi di carbonio. Di tutti i diversi tipi di olio di cocco, il VCO contiene la più alta percentuale di acidi grassi saturi a catena media e una miscela in termini di MCFA e acidi grassi saturi a lunga catena (LCFA) in un rapporto di 3:1. Gli MCFA sono rapidamente assorbiti a livello intestinale, anche senza l’intervento della lipasi pancreatica (l’enzima che permette la loro digestione). Gli LCFA necessitano della lipasi pancreatica per l’assorbimento. Gli MCFA rispetto ai LCFA vengono trasportati dalla vena porta al fegato dove sono rapidamente convertiti in energia anziché essere immagazzinati sotto forma di grasso, a differenza dei LCFAs. Queste proprietà conferiscono all’olio vergine di cocco le caratteristiche per poter essere introdotto in un regime alimentare adeguato per la riduzione del peso.
Oltre alle sue proprietà dal punto di vista nutrizionale, l’olio di cocco potrebbe essere impiegato quale sostanza naturale per contrastare un’infezione di origine fungina: la candidosi. Candida albicans è la specie più comune di micete saprofita facente parte della normale flora intestinale dell’uomo. In seguito alla comparsa di condizioni predisponenti nell’organismo ospite, che causano uno stato di immunosoppressione e a un’alterazione della flora batterica intestinale fisiologica, C. albicans può diffondere in altri distretti (mucosa della bocca, aree genitali) e causare un’infezione opportunistica denominata candidosi che nei casi di immunodepressione grave può comportare anche la comparsa di infezioni sistemiche con una mortalità del 40%.
I principali fattori di rischio per la comparsa della candidosi sono: diabete mellito, terapia steroidea, terapia antibiotica, assunzione di estroprogestinici che alterano la microflora vaginale, gravidanza, carenza di estrogeni in menopausa (vulvovaginiti) e una scorretta alimentazione che può divenire causa di alterazioni a carico della flora batterica intestinale.
Considerando l’attività antifungina mostrata in vitro dagli acidi grassi contenuti nell’olio di cocco, un recente studio, fatto su modelli murini, ha messo in evidenza la capacità dell’olio di cocco di contrastare la colonizzazione del tratto gastrointestinale (GI) da parte di C. albicans. La colonizzazione di C. albicans si è dimostrata inferiore nei topi nutriti con una dieta ricca di olio di cocco rispetto ai topi alimentati con una dieta ricca di sego di manzo o di olio di soia. Gli LCFA sono risultati meno abbondanti nel contenuto presente a livello intestinale dei topi nutriti con olio di cocco rispetto a quello dei topi alimentati con la dieta a base di sego di manzo. Quanto evidenziato ha suggerito che gli acidi grassi contenuti nell’olio di cocco siano metabolizzati in misura inferiore da parte di C. albicans.Per verificare questa ipotesi è stata analizzata l’espressione genica delle colonie di C. albicans presenti rispettivamente nel tratto GI dei topi alimentati con olio di cocco rispetto a quelli alimentati con sego di manzo. I geni coinvolti nel metabolismo degli acidi grassi erano espressi in misura inferiore nei ceppi di C. albicans dei topi nutriti con olio di cocco.
Questi risultati suggeriscono che l’olio di cocco potrebbe fornire un valido supporto naturale alla terapia antifungina in presenza di candidosi.
In termini percentuali, il principale componente dell’olio di cocco è l’acido laurico, che presenta una catena a dodici atomi di carbonio, seguito dall’acido miristico, a quattordici atomi di carbonio. Di tutti i diversi tipi di olio di cocco, il VCO contiene la più alta percentuale di acidi grassi saturi a catena media e una miscela in termini di MCFA e acidi grassi saturi a lunga catena (LCFA) in un rapporto di 3:1. Gli MCFA sono rapidamente assorbiti a livello intestinale, anche senza l’intervento della lipasi pancreatica (l’enzima che permette la loro digestione). Gli LCFA necessitano della lipasi pancreatica per l’assorbimento. Gli MCFA rispetto ai LCFA vengono trasportati dalla vena porta al fegato dove sono rapidamente convertiti in energia anziché essere immagazzinati sotto forma di grasso, a differenza dei LCFAs. Queste proprietà conferiscono all’olio vergine di cocco le caratteristiche per poter essere introdotto in un regime alimentare adeguato per la riduzione del peso.
Oltre alle sue proprietà dal punto di vista nutrizionale, l’olio di cocco potrebbe essere impiegato quale sostanza naturale per contrastare un’infezione di origine fungina: la candidosi. Candida albicans è la specie più comune di micete saprofita facente parte della normale flora intestinale dell’uomo. In seguito alla comparsa di condizioni predisponenti nell’organismo ospite, che causano uno stato di immunosoppressione e a un’alterazione della flora batterica intestinale fisiologica, C. albicans può diffondere in altri distretti (mucosa della bocca, aree genitali) e causare un’infezione opportunistica denominata candidosi che nei casi di immunodepressione grave può comportare anche la comparsa di infezioni sistemiche con una mortalità del 40%.
I principali fattori di rischio per la comparsa della candidosi sono: diabete mellito, terapia steroidea, terapia antibiotica, assunzione di estroprogestinici che alterano la microflora vaginale, gravidanza, carenza di estrogeni in menopausa (vulvovaginiti) e una scorretta alimentazione che può divenire causa di alterazioni a carico della flora batterica intestinale.
Considerando l’attività antifungina mostrata in vitro dagli acidi grassi contenuti nell’olio di cocco, un recente studio, fatto su modelli murini, ha messo in evidenza la capacità dell’olio di cocco di contrastare la colonizzazione del tratto gastrointestinale (GI) da parte di C. albicans. La colonizzazione di C. albicans si è dimostrata inferiore nei topi nutriti con una dieta ricca di olio di cocco rispetto ai topi alimentati con una dieta ricca di sego di manzo o di olio di soia. Gli LCFA sono risultati meno abbondanti nel contenuto presente a livello intestinale dei topi nutriti con olio di cocco rispetto a quello dei topi alimentati con la dieta a base di sego di manzo. Quanto evidenziato ha suggerito che gli acidi grassi contenuti nell’olio di cocco siano metabolizzati in misura inferiore da parte di C. albicans.Per verificare questa ipotesi è stata analizzata l’espressione genica delle colonie di C. albicans presenti rispettivamente nel tratto GI dei topi alimentati con olio di cocco rispetto a quelli alimentati con sego di manzo. I geni coinvolti nel metabolismo degli acidi grassi erano espressi in misura inferiore nei ceppi di C. albicans dei topi nutriti con olio di cocco.
Questi risultati suggeriscono che l’olio di cocco potrebbe fornire un valido supporto naturale alla terapia antifungina in presenza di candidosi.
Dott.ssa
Mariagrazia Apice
Fonti
bibliografiche:
Resende NM, et al. — The effects of coconut oil supplementation on the body composition and lipid profile of rats submitted to physical exercise — An Acad Bras Cienc. 2016 May 13. pii: S0001-37652016005006106
Liau KM, et al. — An open-label pilot study to assess the efficacy and safety of virgin coconut oil in reducing visceral adiposity — ISRN Pharmacol. 2011;2011:949686. doi: 10.5402/2011/949686
Kearney T.W. et al. — Manipulation of Host Diet To Reduce Gastrointestinal Colonization by the Opportunistic Pathogen Candida albicans — mSphere. 2015 Nov 18;1(1). pii: e00020-15. doi: 10.1128/mSphere.00020-15
Scritto per www.lascuoladiancel.it